“ROMA E LE SCOPERTE MAI RACCONTATE”

LAURA LARCAN, ”ROMA, LE SCOPERTE MAI RACCONTATE” (CartaCanta Editore, pp. 174 – 13,00 euro)La tomba del Gladiatore, le scarpe sotto la Piramide, il teatro di Commodo, il topolino che abitava nella testa di Apollo e poi l’uomo con la mandibola fusa al cranio o Zeus riemerso durante uno scavo ”per fiction”. Roma è una città che riesce ancora a sorprendere. Dove anche la banale operazione di sostituire le rotaie di un tram può trasformarsi in un’avventura archeologica degna delle migliori imprese di Indiana Jones. A raccontarlo è Laura Larcan, firma delle colonne del Messaggero e da sempre appassionata esperta di beni culturali, oltre che vincitrice del Premio Personalità europea 2014 per il giornalismo e dell’Arghil Uomo europeo 2014, oggi autrice anche di ”Roma, le scoperte mai raccontate” (CartaCanta Editore, pp. 174 – 13,00 euro).
Un volume nato rimettendo insieme i più importanti, inattesi e affascinanti ritrovamenti archeologici di Roma e dintorni di cui la Larcan ha scritto in questi ultimi anni e che testimoniano come all’alba del terzo millennio ”lì sotto” ci sia ancora un passato (e innumerevoli meraviglie) ancora tutte da scoprire. Si va dal Caligola a pezzi, immensa statua del leggendario quanto folle terzo imperatore di Roma, che la Guardia di Finanza ritrovò su camioncino a Fiumicino prima che svanisse nel nulla del mercato nero e i cui ”tombaroli” furono poi determinanti per altri sorprendenti ritrovamenti; alla Tomba di Marco Nonio Macrino, generale e amico sodales di Marco Aurelio, riemersa in un cantiere edile a Vitorchiano, per la cui salvezza nel 2008 scese in campo persino Russel Crowe, colpito per quanto quella storia assomigliasse a quella del ”suo” Gladiatore. O le straordinarie Niobidi scolpite della potente famiglia dei Valeri, la cui dimora era cenacolo di grandi poeti latini, da Albio Tubullo a Ovidio, proprio a due passi dall’aeroporto di Ciampino.
”L’archeologia va raccontata con sentimento e pathos – spiega l’autrice – perché ne ha bisogno. A Roma è croce e delizia dei cittadini. Quante volte accade che scavando le tubature dell’Italgas spunta un mausoleo? E allora i lavori si fermano e si accumulano ritardi. Ma la bellezza di Roma, in fondo, è anche questa. Il compito di noi cronisti, magari anche con qualche titolo ad effetto, è spiegare l’importanza e l’eccezionalità delle scoperte, oltre alla bravura di chi vi lavora. Il libro – spiega ancora – vuole essere un omaggio anche ai protagonisti dei ritrovamenti: archeologi, antropologi, speleologi, restauratori, architetti, cuore e motore dell’archeologia romana”.
In tutto, 11 secoli di storia in 15 episodi raccontati, alcuni ancora in attesa di un destino certo, altri a lieto fine come il mausoleo sotterraneo del Quadraro, i cui stucchi stupefacenti del VI-V secolo a.C, trovati per volontà del destino grazie alla ruota incastrata di un mezzo, saranno presto visibili alle Terme di Diocleziano. Storie che raccontano che anche sotto le borgate e in periferia c’è vita, come per il tesoro di Collatia, principesca necropoli del VII-VI a.C, riemersa a La Rustica con tanto di inestimabili corredi funerari. O che persino il Colosseo, il monumento più conosciuto e studiato d’Italia, probabilmente non smetterà mai di rivelare nuovi segreti, grazie anche alle ultime tecnologie a disposizione. ”L’archeologo oggi – precisa infatti la Larcan – non è più quello con piccozza e pala che scava un buco, ma ha un bagaglio di competenze sofisticatissime. Spesso è anche un ‘eroe’ perché continua indefessamente il proprio lavoro tra difficoltà e ostacoli enormi”. Il sogno di un cronista? ”Raccontare queste storie e farlo bene – conclude – E a Roma e dintorni la materia prima di certo non manca”.

La Redazione