SANREMO, I FIORI E LE NOTE DI RUBINO AL CASINO’

Una sera con i Martedì Letterari

I FIORI E LE NOTE DI  RUBINO

1964-2014 50° Anniversario della morte di Antonio Rubino

Teatro dell’Opera domani 24 giugno ore 21.00

Una sera con i Martedì letterari al suo secondo appuntamento. Domani  24 giugno alle ore  21.00 nel Teatro dell’Opera “I fiori e le note di Rubino” in ricordo del 50° anniversario della morte di Antonio Rubino. Interviene Antonietta Rubino, nipote di Antonio. Verrà inaugurata in sala Hall la mostra “I fiori di Rubino” di Alfredo Moreschi e Claudio Porchia. Intervento musicale a cura di Freddy Colt e Franco D’Imporzano  con il gruppo “I Nipoti d’Arte” su canzoni di Antonio Rubino. Proiezione del cartone animato:” Nel paese dei ranocchi “premiato nel 1942 alla Mostra del Cinema di Venezia  per gentile concessione della signora Antonietta Rubino.

I due curatori spiegano così il significato e gli obiettivi della mostra: “Osservando le sue illustrazioni si possono notare agevolmente, fra gli infiniti elementi del decoro, la continua presenza di decine e decine di fiori, a volte riprodotti abilmente, come fossero delle vere e proprie tavole botaniche, altre volte risultato e frutto della sua effervescente fantasia. Sia quelli che ornano i lussureggianti giardini della costa, sovente provenienti da molto lontano, sia quelli spontanei che andava a cercare anche il giorno in cui si è addormentato in mezzo a loro e molti dei quali continuano a nascere proprio nei dintorni del suo “Castel Baiardo”.  La mostra vuole essere l’occasione per offrire una diversa chiave di lettura di alcune opere tra le molte realizzate dall’Uomo, che parlava a tutti i bambini, compreso quello che ognuno di noi custodisce gelosamente dentro di sè. Il suggerimento, o se preferite il gioco, è quello di individuare nei quadri e negli affreschi da lui realizzati in zona, i fiori e le piante, che vi ha inserito, di cercarne il significato simbolico raccogliendo il suo invito a non trascurare, ma a preservare l’ambiente e la vita di tutti gli esseri viventi, animali e vegetali compresi. Una mostra che rappresenta anche una succosa occasione sia per chi già li conosce sia per chi li ammiri per la prima volta.”

Il Museo civico di Sanremo ospita la prestigiosa Esposizione permanente di Antonio Rubino.

Antonio Augusto Rubino (Sanremo, 15 maggio 1880 – Baiardo, 1 luglio 1964) così si definiva  nel suo “Curriculum ridiculum”del 1962: “giornalista per ragazzi, favolista, autore di libretti e di commedie, decoratore di ambienti, scenografo, attore, polemista, regista di disegni animati e persino, nei ritagli di tempo, raccoglitore di olive.”

Si laurea in Giurisprudenza a Torino  e poi  inizia a  dedicarsi al disegno nel 1902 caratterizzando il proprio lavoro in modo originale secondo l’influenza del liberty e del floreale. Non ancora ventenne scrive tre poemi: “L’anabignòmbasi”, “Le galluppotoracicchegrafeidi” e il “Poema baroko”. Nel 1905 illustra “L’Albatro” di Alberto Colantuoni e inizia a lavorare alla rivista domenicale dell’”Avanti” e a “L’auto d’Italia”, nel 1906 per “L’arte decorativa moderna”, “Il Secolo XX”, “Il Risorgimento Grafico”, e “La Lettura”. Tra il 1906 e il 1909 illustra, per l’editore musicale Augusto Puccio di Milano, alcuni spartiti: “Valse d’Or”, “Re Olaf”, “Pierrot e la luna”.

Dopo questa lunga gavetta da illustratore, nel 1907 comincia a pubblicare storie disegnate per bambini con didascalie poetiche, ideando un tipo di soluzione del fumetto che rimarrà canonico in Italia. Collabora prima con il “Giornalino della Domenica” di Vamba – alias Luigi Bertelli, papà di Gian Burrasca – e alla fine dell’anno successivo Silvio Spaventa Filippi lo sceglie per dar vita al “Corriere dei Piccoli”, che nasce a Milano il 27 dicembre 1908.

L’avvento della prima guerra mondiale lo vede così impegnato con “La Tradotta” – settimanale della Terza Armata destinato ai soldati – a sostenere con il suo umorismo visionario il morale delle truppe durante gli ultimi mesi del conflitto. Per loro inventa il caporale Piglio, dispensatore di consigli non richiesti e il fante Muscolo Mattia.

Nel 1927 passa al “Balilla” – dedicato, come suggerisce il titolo stesso, alla fiera gioventù del Littorio – per il quale disegna le favole di Esopo.

Due anni dopo fonda e dirige “Mondo Bambino” per i grandi magazzini La Rinascente di Milano.

Tornato al “Corriere dei Piccoli” nel 1931, vi resta tre anni prima di trasferirsi alle edizioni Mondadori per dirigere “Topolino”, “Albi d’Oro”, “I tre porcellini” (tutti nel periodo 1935-38) e “Paperino” (1937-40). Dopo il conflitto mondiale Rubino collabora a varie testate: “Bambola” (1947), “Gazzetta dei Piccoli” (1947), “Modellina” (1947).

Apprezzato da Italo Calvino e Federico Fellini, ormai sessantenne, è tra i primissimi a tentare la strada dell’animazione. Quasi un pioniere, realizza i primi cortometraggi a colori. Il suo “Nel paese dei ranocchi” viene premiato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1942. “L’arco dei Sette Colori”, girato nel 1953 con macchina sinalloscopica, un sistema di riprese da lui stesso brevettato, viene anch’esso applaudito a Venezia.

Nel 1955 riprende a collaborare con il “Corriere dei piccoli”, sino al 1959.

Rubino è stato inoltre autore di deliziose e stravaganti canzoni, sia per il testo, che per la musica, come nel caso de “Il soldato focillato”, del 1919, su testo secondo alcuni di Cesare Pascarella, secondo altri di Gandolin.

«Non ho fatto altro che seguire la mia sorte – diceva di sé – e il mio motto è sempre stato questo: sequor naturam meam».

Scrive Giancarlo Volpato:

Nato a Sanremo nel 1880 e spentosi a Bajardo d’Imperia nel 1964 Antonio Rubino iniziò a dipingere ancora bambino e il suo rapporto con il libro avvenne nel 1905: da allora fu un susseguirsi — non sempre lineare a dire il vero — di innovazio-ni, di curiosità, di interessi verso un mondo che lo prese totalmente.

Amico e uomo di fiducia degli esordi mondadoriani, non si ritenne mai legato a nessuno se non alla libertà della propria penna e delle proprie capacità espressive.

Questi fu davvero un grande illustratore per ragazzi ma non si dimentichi che cosa significhi lavorare per i più piccoli: vuol dire conoscere perfettamente la psicologia di lettori non sempre trattati nel modo migliore, vuol dire entrare nella logica di una mente straordina-riamente ricca di capacità fantastiche, vuol dire anche sottomettersi a giudizi niente affatto banali poiché impietosi — da sempre — sono stati i lettori meno smaliziati; e la mano di Rubino non li tradì mai.

Fu Arnoldo Mondadori il suo mentore (e con il grande editore il ligure non ebbe sempre un rapporto facile) ma della sua opera go-dettero editori diversi; legati ad un gusto delizioso che sta a mezzo tra il sogno e la leggiadria del segno furono i suoi disegni per la bibliotechina de «La lampada», la collana per bambini che l’esordiente Mondadori volle per i suoi piccoli amici, quelli che l’editore mantovano amò con una passione particolare perché forse gli ricordavano la sua fanciullezza senza libri e senza sogni. Impostate con rigore, le prime copertine di Rubino presero poi una maggiore consistenza grafica mano a mano che gli impegni diventarono una vera palestra per un autodidatta come lui: come «I gioielli» dell’edi-tore Nino Vitagliano che, a cavallo degli anni Venti, costituirono una delle collane per ragazzi più belle nella storia del libro pedagogico e in cui Rubino si cimentò con esiti di singolare bellezza dove accanto al segno, netto e inconfondibile di un vero illustratore che dimostrava di conoscere assai bene la tecnica della giusta dimensione e del colore con esiti caricaturali certamente simpatici per i ragazzi, il ligure aveva coscienza di potere pretendere assai di più dalla propria mano.

La serena bellezza delle sue illustrazioni di favole si alternava a fantasiose invenzioni futuristiche che avrebbero bene figurato in libri degli anni a noi più vicini, per non parlare delle strane “dolcezze” di animali e di bestie che sotto la sua mano acquistavano parvenze amichevoli e care ai bambini, senza dimenticare le caricaturali e apparenti ingenuità di molte figure da lui stesso inventate; il teatro, con i personaggi già fustellati sino ai corsi di lettura per le scuole elementari dove Rubino — come in una plaquette natalizia di regali — illustrava le lettere di vario formato in nero al tratto; e, ancora, i libri per le edizioni «Cartoccino», per Sonzogno : per questi editori Rubino lavorò molto producendo bellissimi e fantasiosi libri per bambini con figure a colori anche a piena pagina dove il gioco dell’illustratore altro non era che il gioco del suo piccolo lettore;…

Scrive Mauro Chiabrando: “Le opere di Rubino da sole bastano a illuminare, come un bengala nella notte, l’intera storia dell’illustrazione italiana”.

Prossimo appuntamento serale è per l’8 luglio ore 21.00  con  Mario Castellano che presenterà il suo libro:” Non diamoci mai per vinti” giorno per giorno un anno con Papa Francesco.

La radazione

Sanremo, 23 giugno 2014