SPETTACOLO A IMPERIA – “GLI OCCHI DEL MARE E IL MITO DI CALIPSO” CON AMANDA SANDRELLI E MASSIMO MINELLA

TEATRO PUBBLICO LIGURE

Direzione artistica Sergio Maifredi

Giovedì 4 settembre 2025, ore 21.30

IMPERIA, Calata Anselmi

“Vele d’epoca di Imperia 2025”

GLI OCCHI DEL MARE E IL MITO DI CALIPSO

ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEO

Con AMANDA SANDRELLI

e con MASSIMO MINELLA

Produzione Teatro Pubblico Ligure

Imperia, 1 settembre 2025 – La grande letteratura e le grandi avventure degli uomini per una grande manifestazione dedicata al mare. Teatro Pubblico Ligure è ospite a “Vele d’epoca a Imperia” con lo spettacolo “Gli occhi del mare e il mito di Calipso” con Amanda Sandrelli e con Massimo Minella, parte del progetto “Odissea un racconto mediterraneo”. L’appuntamento è giovedì 4 settembre 2025, ore 21.30, a Calata Anselmi, nel Porto di Imperia. Uno spettacolo in cui dialogano due interpreti: Amanda Sandrelli dà voce al mito di Calipso, riportando alla forza della narrazione orale i versi del V canto del poema omerico, testo alla base della letteratura occidentale di tutti i tempi. Il giornalista e scrittore Massimo Minella ripercorre, attraverso imbarcazioni e storie che hanno segnato la storia della marineria, il lungo viaggio dell’uomo.

Calipso, colei che nasconde. È nella sua isola che Odisseo si trova ormai da sette anni, quando Atena implora gli altri dèi di accorgersi di questo eroe che ancora non ha fatto ritorno a casa dopo la guerra di Troia. Calipso gli ha offerto l’immortalità e la sua bellezza eterna. Odisseo sa a cosa rinuncia ma non vuole smettere di essere uomo mortale. Calipso, piangendo, lo lascerà riprendere il suo viaggio. Amanda Sandrelli, con forza e dolcezza, dà vita a una umanissima Calipso, una donna che vive l’abbandono del suo uomo, tornato a solcare il mare, che si allontana all’orizzonte.

“Odissea un racconto mediterraneo” è un progetto ideato e diretto da Sergio Maifredi con la consulenza letterario di Giorgio Ieranò, prodotto da Teatro Pubblico Ligure. I ventiquattro canti dell’Odissea di Omero sono concepiti come uno spettacolo a tappe. Ogni canto è affidato a un cantore con due richieste: fedeltà al testo originale e libertà nei commenti. Le parole antiche diventano uno strumento per comprendere il presente e la poesia dei versi risuona duemila anni dopo con la potenza di sempre. Il poema riportato all’oralità per cui è stato concepito, permette al pubblico di identificarsi in una comunità riunita per ascoltare una storia che riguarda tutti. Una straordinaria avventura fatta di coraggio, ideali, amore, smarrimento, amicizia, tradimento e ingegno.

Massimo Minella descrive un viaggio che non si è mai fermato e che non si fermerà mai, lungo le rotte che ogni giorno dobbiamo attraversare spinti da un’infinità di sentimenti. Che cosa ci spinge a prendere il mare? Che cosa cerchiamo, da che cosa fuggiamo? Necessità, desiderio di avventura, ricerca di una nuova occasione di vita, fuga dalla miseria, dalla disperazione, dalle persecuzioni.

Dalle prime zattere che sfruttano il vento per spostarsi alla flotta di Odisseo chiamata a fare i conti con i capricci delle divinità greche, il mare non ha mai smesso di raccontarci storie e di diventare paradigma delle virtù e delle miserie umane. E la vela ne è stata quasi sempre la sintesi, il riassunto, il simbolo. Così avviene nelle pagine nella più pura esaltazione della fantasia, con l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto in cui il mare solcato dai suoi protagonisti al tempo di Carlo Magno diventa contenitore di leggende e di lezioni senza tempo. E poi i viaggi di Cristoforo Colombo verso il “Nuovo Mondo”, con una lunga sosta alle Canarie che svela un inedito aspetto della vita del Navigatore.

Ma in questa storia c’è spazio anche per ciò che è venuto dopo la vela, cioè il motore. Perché la tecnologia avanza, anche se non riesce certo a cancellare ciò che il vento può fare per far muovere una barca. Ecco allora arrivare sulla scena la nave più bella del mondo, il Rex, diventato leggenda per la sua breve e tragica vita, e a un piccolo cargo, “Navemar”, che lascia la Spagna con il più prezioso dei carichi d’arte che si possa immaginare, mentre la guerra sta devastando il mondo.

TEATRO PUBBLICO LIGURE

Direzione artistica Sergio Maifredi

Giovedì 4 settembre 2025, ore 21.30

IMPERIA, Calata Anselmi

“Vele d’epoca di Imperia 2025”

GLI OCCHI DEL MARE E IL MITO DI CALIPSO

ODISSEA UN RACCONTO MEDITERRANEO

Con AMANDA SANDRELLI

e con MASSIMO MINELLA

Produzione Teatro Pubblico Ligure

La grande letteratura e le grandi avventure degli uomini per una grande manifestazione dedicata al mare. Teatro Pubblico Ligure è ospite a “Vele d’epoca a Imperia” con lo spettacolo “Gli occhi del mare e il mito di Calipso” con Amanda Sandrelli e con Massimo Minella, parte del progetto “Odissea un racconto mediterraneo”. L’appuntamento è giovedì 4 settembre 2025, ore 21.30, a Calata Anselmi, nel Porto di Imperia. Uno spettacolo in cui dialogano due interpreti: Amanda Sandrelli dà voce al mito di Calipso, riportando alla forza della narrazione orale i versi del V canto del poema omerico, testo alla base della letteratura occidentale di tutti i tempi. Il giornalista e scrittore Massimo Minella ripercorre, attraverso imbarcazioni e storie che hanno segnato la storia della marineria, il lungo viaggio dell’uomo.

Calipso, colei che nasconde. È nella sua isola che Odisseo si trova ormai da sette anni, quando Atena implora gli altri dèi di accorgersi di questo eroe che ancora non ha fatto ritorno a casa dopo la guerra di Troia. Calipso gli ha offerto l’immortalità e la sua bellezza eterna. Odisseo sa a cosa rinuncia ma non vuole smettere di essere uomo mortale. Calipso, piangendo, lo lascerà riprendere il suo viaggio. Amanda Sandrelli, con forza e dolcezza, dà vita a una umanissima Calipso, una donna che vive l’abbandono del suo uomo, tornato a solcare il mare, che si allontana all’orizzonte.

“Odissea un racconto mediterraneo” è un progetto ideato e diretto da Sergio Maifredi con la consulenza letterario di Giorgio Ieranò, prodotto da Teatro Pubblico Ligure. I ventiquattro canti dell’Odissea di Omero sono concepiti come uno spettacolo a tappe. Ogni canto è affidato a un cantore con due richieste: fedeltà al testo originale e libertà nei commenti. Le parole antiche diventano uno strumento per comprendere il presente e la poesia dei versi risuona duemila anni dopo con la potenza di sempre. Il poema riportato all’oralità per cui è stato concepito, permette al pubblico di identificarsi in una comunità riunita per ascoltare una storia che riguarda tutti. Una straordinaria avventura fatta di coraggio, ideali, amore, smarrimento, amicizia, tradimento e ingegno.

Massimo Minella descrive un viaggio che non si è mai fermato e che non si fermerà mai, lungo le rotte che ogni giorno dobbiamo attraversare spinti da un’infinità di sentimenti. Che cosa ci spinge a prendere il mare? Che cosa cerchiamo, da che cosa fuggiamo? Necessità, desiderio di avventura, ricerca di una nuova occasione di vita, fuga dalla miseria, dalla disperazione, dalle persecuzioni.

Dalle prime zattere che sfruttano il vento per spostarsi alla flotta di Odisseo chiamata a fare i conti con i capricci delle divinità greche, il mare non ha mai smesso di raccontarci storie e di diventare paradigma delle virtù e delle miserie umane. E la vela ne è stata quasi sempre la sintesi, il riassunto, il simbolo. Così avviene nelle pagine nella più pura esaltazione della fantasia, con l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto in cui il mare solcato dai suoi protagonisti al tempo di Carlo Magno diventa contenitore di leggende e di lezioni senza tempo. E poi i viaggi di Cristoforo Colombo verso il “Nuovo Mondo”, con una lunga sosta alle Canarie che svela un inedito aspetto della vita del Navigatore.

Ma in questa storia c’è spazio anche per ciò che è venuto dopo la vela, cioè il motore. Perché la tecnologia avanza, anche se non riesce certo a cancellare ciò che il vento può fare per far muovere una barca. Ecco allora arrivare sulla scena la nave più bella del mondo, il Rex, diventato leggenda per la sua breve e tragica vita, e a un piccolo cargo, “Navemar”, che lascia la Spagna con il più prezioso dei carichi d’arte che si possa immaginare, mentre la guerra sta devastando il mondo.

La redazione