CORONAVIRUS FASE 2: DOBBIAMO FAR RIUSCIRE L’ESPERIMENTO LIGURIA

Attraverso le Ordinanze del Presidente Toti datate 14 e 26 Aprile 2020, la Liguria e’ entrata in fase 2 di risposta al COVID-19 con un piccolo anticipo sul calendario nazionale, liberalizzando la mobilita’ e l’esercizio fisico all’aperto (con apprezzamento credo universale), e alcune attivita’ produttive. Poiche’ ogni livello di riallacciamento sociale aumenta il rischio di diffusione del virus, le scelte fatte dalla Regione, indipendentemente dalla valutazione che se ne puo’ dare, ci hanno resi protagonisti di un “esperimento preliminare”. Che ci dara’ un segnale sulla nostra capacita’ di “convivere” con SARS-CoV-2, l’agente del COVID-19.

L’esperimento si configura cosi. Il tempo medio di incubazione di COVID-19 e’ 5.2 giorni, ma puo’ estendersi fino a 14 giorni. Aggiungiamo il tempo di prendere coscienza dell’infezione, e conoscere i risultati dei tamponi. Quindi, 15-20 giorni dopo un evento di riapertura sociale, i dati giornalieri del Ministero della Salute iniziano a dirci se quell’apertura sta avendo un impatto sul trend dei contagi. Volendo valutare gli effetti dell’Ordinanza del 14 Aprile, paragoniamo l’andamento dei contagi in Liguria durante le prime tre settimane di Aprile con la quarta settimana. Tra l’1 e l’8 Aprile il totale dei contagi era aumentato del 37%, tra l’8 e il 15 del 21%, tra il 15 e il 22 del 16%, e tra il 22 e il 29 del 14%. Dall’inizio di Aprile gli aumenti settimanali di casi sono dunque progressivamente sempre piu’ piccoli a fronte di un aumentato numero di tamponi per identificarli; e per ora non ci sono segnali di inversioni di tendenza. Ora sara’ cruciale osservare le prime 2 settimane di Maggio per cogliere l’impatto delle liberalizzazioni del 26 Aprile. Dopo la meta’ di Maggio si cumuleranno con gli effetti della riapertura nazionale.  

Poiche’ cio’ che vedremo sara’ in buona parte un riflesso dei nostri comportamenti e della gestione del contagio da parte della Sanita’, dobbiamo ognuno e tutti fare il possibile perche’ l’”esperimento Liguria” non sia una sconfitta. Anche a beneficio di tutte le attivita’ legate al turismo: Come potremo invitare ospiti in Liguria se non mostriamo di saper contenere la diffusione del virus quando siamo soli in casa?  

Noi cittadini implementeremo con rigore la distanza sociale, l’uso della mascherina, e l’ossessiva igiene delle mani. Raccomanderemo queste buone pratiche a chi ancora non le usa. I datori di lavoro e i gestori di esercizi commerciali applicheranno le misure che permettono il distanziamento di sicurezza con qualche grado di produttivita’.

Ma il contributo cruciale al contenimento del virus dovra’ darlo la Sanita’ sulla base delle informazioni scientifiche che sono state acquisite: il virus e’ trasmesso soprattutto nelle fasi iniziali dell’infezione, quando ancora non ci sono sintomi e anche se i sintomi non ci saranno mai. Cio’ determina la necessita’ di un drastico investimento negli interventi sul territorio: perche’ e’ li che si intercetta capillarmente, e si traccia e circoscrive prontamente, il contagio. Bisognera’ effettuare molti piu’ tamponi con risultati veloci, sia per far diagnosi a persone sintomatiche e testare a largo raggio i loro contatti, sia per iniziare un vasto programma di sorveglianza ripetitiva della popolazione asintomatica nei luoghi a rischio. In questo aiuteranno anche i tests sierologici.

Sara’ una sfida per tutti riuscire a convivere con il virus in una societa’ aperta; ma e’ una sfida da vincere perche’ non vogliamo che sia il riempirsi degli Ospedali e delle Unita’ di Cura Intensiva a dettare i modi della nostra vita.

di Mara Lorenzi

3 Maggio 2020