SANREMO Tiziano Terzani “Un’idea di destino”

Omaggio a Tiziano Terzani ai Martedi’ Letterari

in collaborazione con Ottobre di pace e Assefa

Domani 21 ottobre ore 16.30 teatro dell’Opera

Domani  21 ottobre 2014 appuntamento con Ottobre di pace e Assefa  il ricordo di Tiziano Terzani nel decennale della scomparsa. Ai Martedì Letterari nel Teatro dell’Opera ore 16.30 viene presentato il libro “Tiziano Terzani. Un’idea di destino. Diari di una vita straordinaria” (Longanesi), opera curata da Angela Terzani Staude e Alen Loreti.

Cosa fa della vita che abbiamo un’avventura felice?» si chiede Tiziano Terzani in questa eccezionale opera inedita, che racconta con la consueta potenza riflessiva l’esistenza di un uomo che non ha mai smesso di dialogare con il mondo e con la coscienza di ciascuno di noi. In un continuo e appassionato procedere dalla Storia alla storia personale, viene finalmente alla luce in questi diari il Terzani uomo, il padre, il marito: una persona curiosa e straordinariamente vitale, incline più alle domande che alle facili risposte. Scopriamo così che l’espulsione dalla Cina per «crimini controrivoluzionari », l’esperienza deludente della società giapponese, il passaggio professionale dalla Repubblica al Corriere della Sera, i viaggi in Thailandia, URSS, Indocina, Asia centrale, India, Pakistan non furono soltanto all’origine delle grandi opere che tutti ricordiamo.

Furono anche anni fatti di dubbi, di nostalgie, di una perseverante ricerca della gioia, anni in cui dovette talvolta domare «la belva oscura» della depressione. E proprio attraverso questo continuo interrogarsi («tutto è già stato detto, eppure tutto è da ridire»), Terzani maturava una nuova consapevolezza di sé, affidata a pagine più intime, meditazioni, lettere alla moglie e ai figli, appunti, tutti accuratamente raccolti e ordinati dall’autore stesso, fino al suo ultimo commovente scritto: il discorso letto in occasione del matrimonio della figlia Saskia, intriso di nostalgia per la bambina che non c’è più e di amore per la vita, quella vita che inesorabilmente cambia e ci trasforma.

“Sono un esploratore e vado a esplorare”, Tiziano aveva detto al giornalista inglese che lo intervistava, e sono le parole che abbiamo scritto nell’annuncio della sua morte a Orsigna, il 28 luglio di dieci anni fa. Lui la morte l’aveva sempre tenuta d’occhio lasciando detto, quando ancora si vedeva morire in bocca a un coccodrillo, di voler essere ricordato con una pietra che avesse un piccolo incavo in cui potevano bere gli uccellini, il nome, le due date d’obbligo e la sola parola, “viaggiatore”.

Viaggiava, viaggiava, perché viaggiare gli piaceva. Quante volte ha descritto l’emozione di una partenza, quel meraviglioso diventare anonimo e irreperibile! Viaggiare placava la sua innata irrequietudine, la sua sete di conoscenza. Ma essendo di natura affabile e comunicativa, cercava poi di raccontare ai lettori dei giornali per i quali scriveva quel che aveva visto e imparato strada facendo: non ultimo perché così si guadagnava da vivere. Fosse nato ricco, diceva, e qualche secolo fa, avrebbe vissuto viaggiando e scrivendo lettere a casa. Così, nato povero e in tempi moderni, viaggiava scrivendo per lavorare.

Ma un giorno, mentre con uno scalcinato piccolo mercantile attraversava il golfo della Thailandia verso la Cambogia — era l’anno 1993, quello in cui non prendeva mai aerei perché anni prima un indovino di Hong Kong gli aveva consigliato di non farlo — il suo amico Léopold, compagno di quel viaggio, gli chiese a bruciapelo: «E tu, cosa riporterai nelle tue valigie quando tornerai nella tua terra?».La domanda lo colpì. Già, che cosa? Articoli, analisi di dove va la Cina e cosa farà il Giappone, descrizioni di guerre e colpi di stato ovviamente non bastavano. Scrisse allora Un indovino mi disse, il libro in cui racconta di quell’anno in cui è vissuto diversamente, “con un altro punto di vista”.

Continuò a cercarlo sempre, nei dieci anni che gli restavano, a parlarne negli altri libri che scrisse e in quelli che ci lasciò, e di questo averlo cercato disse alla fine che era stato il suo “unico contributo”. «Vorrei diventare un profeta delle sue idee», mi scrive oggi in una lettera da un paesino delle Marche un suo lettore, «comunicare agli altri il desiderio di “guardare oltre” ». È con il desiderio di “guardare oltre” che Tiziano aveva affrontato la malattia e poi la morte. E forse è proprio questo il contenuto delle sue valigie.

di Angela Terzani Staude, La Repubblica, 27 luglio 2014

“A dieci anni di distanza dalla scomparsa di Tiziano Terzani arriva in libreria una nuova opera del grande giornalista, intitolata Un’idea di destino (Longanesi). Si tratta di un’inedita raccolta (curata dalla moglie Angela Terzani Staude e da Alen Loreti) dei diari privati del reporter, redatti dal 1984 fino alla sua morte nel 2004.

L’anno di partenza non è casuale: il 1984 rappresentò per Terzani un momento di svolta. Fu l’anno della sua espulsione dalla Cina per “crimini controrivoluzionari”, un episodio che diede una profonda scossa alle riflessioni politiche e filosofiche del giornalista, il quale iniziò a osservare la realtà con un diverso approccio, più intimo. Un cambio di rotta dettato anche dalla malattia, che aprì orizzonti di pensiero e di vita nel solco di un destino fatalmente segnato.

“Cosa fa della vita che abbiamo un’avventura felice?” è la domanda cardine che Terzani si pone in questa raccolta.

Dalla Cina alla deludente esperienza giapponese, passando attraverso i periodi in Thailandia, Unione Sovietica, Indocina, India e Pakistan: questa la mappa dei viaggi di Terzani, già conosciuta in altre opere come Buonanotte, Signor Lenin , Un indovino mi disse o Un altro giro di giostra , ma che in Un’idea di destino prende le forme di una sorta di dietro le quinte, un dialogo privato del giornalista con se stesso. Un continuo interrogarsi, fatto anche di lettere a moglie e figli, discorsi e appunti, raccolti e messi in ordine dallo stesso autore.”( Andrea Bressa Panorama.)

Sanremo, 20 ottobre 2014

La redazione