BORDIGHERA – APRE LA RASSEGNA “I FILM DEL MEDITERRANEO”

Al via il 28 novembre la 16ª edizione del “Ponente International Film Festival”

Apre la rassegna «I film del Mediterraneo» Il sole dentro, poetico film sui più elementari diritti umani insignito anche del premio Unicef. Ospite lo scenografo Giuliano Pannuti.

Si alza il sipario domenica 28 novembre sulla sedicesima edizione del Ponente International Film Festival organizzato dall’associazione culturale onlus La Decima Musa. Si parte alle 18,30 al Cinema Zeni: dopo il saluto delle autorità, la rassegna «I film del Mediterraneo» sarà inaugurata alle 18,45 da Il sole dentro (Italia, 2012 -100’) di Paolo Bianchini, con l’intervento dello scenografo Giuliano Pannuti e moderazione di Anna Scotton: poetico film insignito anche del premio Unicef che intreccia il racconto di una storia vera – quella di Yaguine e Fodì, due adolescenti della Guinea che, nel 1999, nascosti nel carrello di un aereo cercano di raggiungere Bruxelles per consegnare una lettera al Parlamento Europeo – a una di invenzione, quella di Thabo e Rocco, ambientata dieci anni più tardi. Seguirà un rinfresco intorno alle 21 circa.

Il sole dentro

Regia: Paolo Bianchini

Cast: Angela Finocchiaro, Diego Bianchi, Giobbe Covatta, Francesco Salvi, Gaetano Fresa,

Fallou Kama, Mohamed Toumani Sylla, Mohamed Lamina Keita

Produzione: Italia, 2012

Durata: 100’

Genere: drammatico, avventura

Due storie, due viaggi della speranza – uno reale, l’altro inventato – che si intrecciano.

1999. Yaguine e Fodè, due adolescenti guineani, scrivono, a nome di tutti i bambini africani, una lettera indirizzata «alle loro Eccellenze, i membri responsabili dell’Europa», chiedendo aiuto per avere scuole, cibo e cure. Con il prezioso messaggio in tasca, si nascondono nel vano carrello di un aereo diretto a Bruxelles.

2009. Thabo, ragazzino originario di N’Dula, un villaggio africano che nemmeno lui sa dove si trovi esattamente, e il suo amico Rocco, di Bari, provengono dal Sud di quell’Europa che attira e respinge i popoli, come le onde del mare che unisce e divide. Entrambi sono vittime della tratta dei baby calciatori, dalla quale stanno fuggendo. Ci metteranno tre mesi, attraverso il deserto, ma a N’Dula ci arriveranno. Questo film, tenero, struggente, a volte lieve a volte strappacuore, in cui «la violenza del fatto realmente accaduto si stempera nella favola moderna ricostruita» unisce all’invenzione la verità. Una verità amara, che tutti conosciamo dalla cronaca, dalle testimonianze e dai nostri occhi, diventata tanto «normale» da non fare neppure più notizia, tanto vicina, eppure lontana dalle nostre tranquille esistenze, da non addolorare nemmeno più. O da dimenticare in fretta. Eppure, certe persone ancora se ne lasciano toccare, ancora fanno del loro meglio per rimediare, esercitandosi nel difficile compito di essere Umani.

Si parte da qualche anno fa, ma potrebbe essere successo ieri. Il 29 luglio del 1999 Yaguine Koita, 15 anni, e Fodé Tounkara, 14 anni, dopo aver scavalcato la rete di recinzione dell’aeroporto di Conakry, in Guinea, riescono a nascondersi nel vano carrello di un Airbus 300 della Sabena diretto a Bruxelles. In tasca hanno una lettera preziosa come un tesoro, da consegnare ai «grandi del mondo» a nome di tutti i loro compagni africani, in cui si chiede di essere aiutati a studiare e a crescere anche culturalmente in un paese, l’Africa, dove l’istruzione è un privilegio per pochi. All’aeroporto di Bruxelles alcuni addetti all’ispezione dell’aereo li ritrovano abbracciati, in quel mortale nascondiglio, forse nel tentativo di trasmettere l’un l’altro un poco di calore. A quella lettera non è mai stata data una risposta.

Dieci anni dopo, nel marzo del 2009, Paolo Bianchini, regista e ambasciatore dell’Unicef, accompagnato dal giornalista Piero De Gennaro e Sabina Bianchini e Giuseppina Capozzi, collaboratrici di Alveare Cinema, con la collaborazione della comunità di Sant’Egidio, incontra in Guinea i genitori dei due ragazzi che offrirono la vita in nome dei più elementari diritti umani. Alla loro triste vicenda vera, nel film nato da questo incontro e diretto proprio da Paolo Bianchini nel 2012, se ne intreccia un’altra inventata dal finale diverso, che lascia una traccia di speranza. Siamo nel 2009. Thabo, tredicenne prelevato dal suo villaggio guineano da cacciatori di talenti senza scrupoli, in cerca di nuove promesse del calcio, viene abbandonato in mezzo a una strada perché ritenuto non sufficientemente dotato. Il compagno di allenamenti e coetaneo Rocco, che fugge da uno zio – tutore manesco, lo rintraccia e inizia con lui un avventuroso viaggio verso N’Dula, dove il ragazzo guineano sa di avere una famiglia, ma non sa indicare dove si trovi. La loro incredibile avventura nel deserto, senza soldi e al limite della sopravvivenza, durerà tre mesi, ma alla fine raggiungeranno quel luogo in cui, come dice Thoba, si hanno tanti fratelli e se ne ricordano i nomi.

Il sole dentro, riconosciuto come «film di interesse culturale» da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il patrocinio di Unicef, Save the Children, Comunità di Sant’Egidio, la Federazione Italiana Gioco Calcio e Agiscuola, è stato premiato al Festival di Giffoni 2012 nella sezione +10 , e al 22° Scrittura e Immagine Chieti Film Festival. Le riprese sono state realizzate tra Italia e Africa. In Italia, grazie all’Apulia Film Commission, si gira nel maggio 2011 in Puglia, in particolare a Bari, con la Baia di San Giorgio trasformata nella Guinea, mentre in Africa si è scelta la location tunisina di Tozeur, l’ultima oasi ai margini del Sahara. Oltre ai giovani protagonisti, scelti per la sincerità dei loro sguardi, il regista ha voluto nel cast i veri genitori di Yaguine e Fodé. Caso più unico che raro, si sono utilizzate maestranze locali. Paolo Bianchini aveva già dimostrato con «La grande quercia» (apprezzato all’estero ma mai distribuito in Italia) la propria sensibilità nei confronti di adolescenti costretti ad affrontare situazioni problematiche e apparentemente insormontabili. In questa occasione realizza un film, scritto con Marco Cavaliere e Paola Rota (con l’adesione non solo professionale di Angela Finocchiaro, Francesco Salvi e Giobbe Covatta nonché dell’irrefrenabile Diego “Zoro”Bianchi) che andrebbe proiettato in tutte le scuole per far riflettere le nuove generazioni su ciò che conta veramente. Se Yaguine e Fodé ripongono le loro aspettative in un’Europa all’epoca non ancora in crisi economica profonda, Thabo e Rocco fuggono proprio da chi in quell’Europa ha messo il profitto al di sopra di qualsiasi rapporto umano. E allora, la morale su cui riflettere è che forse proprio quello che viene definito «il terzo mondo», nella sua parte più sana e vitale, può diventare il posto in cui ricostruire una dimensione di comunità.

Ospite in sala lo scenografo Giuliano Pannuti. Nato a Ivrea il 15 luglio 1973, dopo aver frequentato l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino vince il concorso per accedere alla prestigiosa Scuola Nazionale di Cinema a Roma. Il primo passo per iniziare a lavorare sul set di registi affermati come Lina Wertmuller, Francesco Nuti, Ferzan Özpetek, Terry Gilliam. E poi, proseguendo nella carriera, firma le scenografie in molti film di altri famosi autori del cinema italiano come Pupi Avati, Neri Parenti, Carlo Verdone, Mimmo Calopresti. Numeorsi i premi e riconoscimenti: due nomination al Nastro d’argento alla migliore scenografia: nel 2010 per Una sconfinata giovinezza e nel 2020 per Il signor diavolo, entrambi diretti da Pupi Avati. Due nomination ai Ciak d’oro come migliore scenografia per Il papà di Giovanna di Pupi Avati e per Benedetta follia di Carlo Verdone. Ancora per il film Una sconfinata giovinezza di Pupi Avati gli venne assegnato il Premio Dante Ferretti per la migliore scenografia nell’edizione 2011 del Bari International Film Festival.

Ingresso gratuito con green pass obbligatorio.

Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Direzione generale Cinema e audiovisivo-Ministero della Cultura, Pontificio Consiglio della Cultura, Regione Liguria, Società Dante Alighieri-Comitato di Cipro, Diocesi di Ventimiglia e Sanremo, Provincia di Imperia, Città di Bordighera, S.I.A.E., Genova Liguria Film Commission, CONADI.

Con il contributo di: Direzione Generale Cinema e audiovisivo-Ministero della Cultura, Regione Liguria e Città di Bordighera. Partner, Skull Joke Productions e ZuccherArte.

I premi sono offerti da: Presidenza Camera dei Deputati, Presidenza del Senato, Genova Liguria Film Commission, Città di Bordighera, CONADI. Ponente International Film Festival nasce nel 2015, dopo un percorso che ha portato l’organizzatore — l’Associazione Culturale Decima Musa — dalle prime rassegne dedicate ai musical fino al 2014, a sperimentarsi con Mediterraneo, un festival/rassegna dedicato alle produzioni del bacino dell’omonimo mare, proiettando film prodotti da soggetti europei, nord africani, mediorientali e balcanici. Dopo aver cambiato nome, Ponente Film Fest, per ampliare quanto già fatto con Mediterraneo, il Festival ha applicato lo stesso stile e sguardo degli anni passati, ma con l’intenzione di strutturare meglio la proposta su tappe annuali, e importante è la volontà di coinvolgere il territorio del Ponente Ligure con questa iniziativa. Oggi, ormai collaudati anche nella priorità dedicata al pubblico più giovane, ci ripresentiamo con tanto entusiasmo

La redazione