SANREMO – SANTUARIO PELAGOS…UN MARE DA AMARE

CONIUGARE LA TUTELA DELL’AMBIENTE CON LO SVILUPPO TURISTICO

Tutelare il mare e la sua biodiversità, promuovendo un modello sostenibile di turismo, è la chiave di volta per gli obiettivi di sostenibilità e crescita economica di un territorio. A mettere a sistema diverse esperienze in questo ambito è stato il convegno “Santuario Pelagos…un mare da amare”, organizzato dall’Istituto Tethys ONLUS, dalla Guardia Costiera e dal Comune di Sanremo lo scorso 9 marzo presso il Casinò di Sanremo. L’evento è stato collaterale alla famosa manifestazione “Corso Fiorito-Sanremo in Fiore”, quest’anno dedicata al Santuario Pelagos, la più ampia zona protetta dell’intero Mediterraneo istituita da Italia, Francia e Principato di Monaco per tutelare i cetacei del Mare Nostrum.

Con i suoi 8.000 chilometri di coste e un’innata vocazione marittima che coinvolge l’intera struttura socio-economica nazionale, il cluster nazionale dell’economia del mare produce il 2,7% del PIL. Si tratta quindi di un’opportunità da cogliere e valorizzare, puntando però su un turismo consapevole, rispettoso, destagionalizzato e sull’imprescindibile salvaguardia delle risorse ambientali.

Le parole chiave di questo sistema virtuoso e sostenibile sono condivisione, collaborazione e creazione di reti virtuose che rafforzino i rapporti già esistenti tra i diversi stakeholder del mare e ne creino laddove ancora non esistono. “La tutela dell’ambiente è il cuore dell’industria turistica del domani. Questo è un concetto indispensabile per una realtà marittima dove il concetto di vacanza risulta ancora un po’ tradizionale. Il modello Trentino può invece ispirare una forma di turismo lento anche qui in Liguria, che permetta di vivere un territorio che sia valorizzato su un arco temporale più lungo di quello canonico, questo anche a vantaggio delle imprese che qui operano”, ha commentato Marco Katzemberger, albergatore e presidente Qualità Parco del Parco Naturale Adamello Brenta. Tutto questo a vantaggio dell’economia: a livello internazionale, numerose ricerche hanno dimostrato come la valorizzazione della biodiversità animale sia una leva per il turismo: uno studio condotto dall’Australian Institute of Marine Science, che di recente era riuscito a dimostrare che ogni squalo che vive nelle acque di Palau vale 180mila dollari all’anno per l’industria turistica, mentre uno squalo ucciso e venduto per la sua carne ha un valore economico di circa 108 dollari. È chiaro quindi come una rete virtuosa, inclusiva, che riesca ad abbracciare tutti gli attori della filiera turistica possa essere positiva non solo per chi vive sul territorio, ma anche per i cetacei che popolano le acque del Santuario.

“Un soundbite…Sostenibile conviene! Per troppo tempo abbiamo pensato che crescita e sviluppo possano avvenire solo a discapito dell’ambiente. Oggi sappiamo il contrario: un’economia che valorizza il territorio cresce di più, mentre distribuisce benessere e giustizia”, ha detto Grammennos Mastrojeni, coordinatore per l’Ambiente della Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri.

Il Santuario Pelagos è un patrimonio naturale di enorme valore e la presenza nelle sue acque di 8 specie di cetacei rappresenta un importante valore aggiunto per il territorio. Le attività di osservazione di balene e delfini nel mondo sono infatti valutate in oltre 2 miliardi di dollari e registrano una continua crescita. “Un eccessivo sviluppo non regolamentato del whale watching nel Santuario causerebbe però un impatto negativo sulle popolazioni di cetacei” ha aggiunto Sabina Airoldi“, è dunque necessario creare una specifica attrattività attraverso una pluralità di iniziative e modalità sostenibili, che abbiano come priorità la tutela dei cetacei e che non prevedano unicamente le escursioni in mare. Il lupo e l’orso marsicano movimentano ingenti flussi turistici, eppure… quasi nessun visitatore dei parchi li ha mai visti!”.

Sulla priorità della salvaguardia dei mammiferi marini e dell’ambiente in cui vivono concorda l’Ammiraglio Aurelio Caligiore, Capo reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera, che ha commentato” Per tutti i Comuni aderenti alla Carta di Partenariato l’impegno comune da perseguire per una maggiore tutela del Santuario dei mammiferi marini è quello di cooperare in sinergia, coinvolgendo i partner territoriali e le Istituzioni del Pelagos, allo scopo di valorizzare un patrimonio naturalistico che ha la capacità di catalizzare risorse ambientali, culturali, e sviluppo economico per il territorio. La condivisione degli obiettivi e delle iniziative è la “strada” giusta da perseguire per preservare e far rinascere un grande ecosistema di notevole interesse scientifico ed educativo”.

“Le aree marine protette, nella loro declinazione italiana, sono una sorta di laboratorio avanzato per la gestione sostenibile della fascia costiera. La loro regolamentazione consente di pianificare e modulare le attività di pesca professionale e ricreativa, la navigazione sia da diporto che commerciale, il turismo balneare e subacqueo, la gestione del demanio marittimo e, in generale, tutte le attività di impresa che possono avere effetti sugli ecosistemi costieri”, ha commentato Stefano Donati, Direttore dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio. Nell’ultimo decennio, alcune esperienze italiane, quale quella delle Egadi, hanno evidenziato che se un’area marina protetta assolve effettivamente a questo ruolo inedito di “piano regolatore del mare e della fascia costiera” consente di coniugare tutela, valorizzazione e sviluppo, con crescita dell’economia e del turismo, per di più in chiave di eco sostenibilità, con l’attiva partecipazione delle comunità locali.

“Il Santuario Pelagos sui può considerare una sorta di ‘best practice’ che valorizza non solo l’alto Tirreno, ma tutto il Mediterraneo. Da oltre dieci anni musei, Comuni, stabilimenti balneari, aree marine protette, imprese virtuose e Istituti di ricerca come Tethys, consapevoli del delicato equilibrio tra cultura diffusa e natura, mettono in rete le loro buone pratiche”, ha aggiunto Maria Paola Profumo, Presidente dell’AMMM-Associazione dei Musei Marittimi del Mediterraneo.

“La tutela dell’ambiente marino – afferma il Comandante Generale Ammiraglio Giovanni Pettorino – è uno dei compiti principali che la Guardia Costiera svolge alle dirette dipendenze del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con uomini e donne specializzati in materia.
Il Mediterraneo è un mare fragile, fortemente antropizzato, che necessita di un impegno costante e comune per preservarlo. Proprio un momento di confronto e condivisione come questo, tra Istituzioni, esperti e ricercatori, ci dà la possibilità di affrontare da diversi punti di vista la tematica e trovare soluzioni concrete per una maggiore sostenibilità ambientale, trovando il giusto equilibrio tra fruibilità e tutela dell’ambiente marino.

La Guardia Costiera, alle numerose attività operative di vigilanza lungo gli 8000 km di
costa, affianca l’attività di sensibilizzazione ed educazione ambientale.

In questi giorni, su mandato del Ministero dell’Ambiente, stiamo lanciando una campagna di comunicazione e educazione ambientale in materia di lotta alla dispersione delle microplastiche in mare, dal nome #PlasticFreeGC.

Inoltre, proprio in questa direzione, sulla base dell’esperienza già maturata dal Nucleo Subacqueo di Genova e delle analoghe attività svolte dagli altri nuclei subacquei della Guardia Costiera, quest’anno metteremo in atto l’operazione “Reti Fantasma”, con l’intento di recuperare i numerosi attrezzi da pesca abbandonati sui fondali dell’intero territorio nazionale. Un intervento necessario per preservare i nostri mari e garantirgli un futuro.”

La redazione

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