Bordighera – “Dopodiché stasera mi butto” con il gruppo “Generazione Disagio”

RASSEGNA TEATRALE TEALTRO – PALAZZO DEL PARCO DI BORDIGHERA
Si avvia alla conclusione la Rassegna di Teatro “TeaLtro” la stagione teatrale della Città di Bordighera con la direzione artistica di “LIBER theatrum”.
Sono tre gli spettacoli in programma:
Venerdì 6 Aprile alle ore 21.00 il gruppo “GENERAZIONE DISAGIO” che metterà in scena il divertente e dissacrante “Dopodiché stasera mi butto”, drammaturgia collettiva e regia di Riccardo Pippa.
Il gruppo si è già esibito due anni fa, con il divertentissimo e scioccante spettacolo “Karmafulminien – Figli di puttini” raccogliendo numerosi premi e riconoscimenti, record di incassi in molte città italiane. Con “GENERAZIONE DISAGIO” è la volta di un altro ironico lavoro che sorprenderà ancora una volta gli spettatori. Un cinico e spassoso gioco dell’oca che mira all’annullamento. Le tematiche di disagio generazionale, crisi e voglia di cambiamento, infatti, vengono trattate con un gioco di ribaltamento paradossale dove, invece di risolvere i problemi o lottare per un mondo migliore, il pubblico viene invitato a scaricare tutti i suoi problemi su un attore che è un giocatore-pedina e che si contenderà con gli altri la possibilità di arrivare per primo alla casella finale: quella del suicidio. Varie prove e imprevisti faranno avanzare o indietreggiare i personaggi su un tabellone, anche grazie all’aiuto del pubblico dal vivo.
Uno spettacolo che si apre con un vero e proprio manifesto del disagio giovanile declamando i non valori, lo stile e i tre pilastri del vero disagiato “Distrazione Disinteresse Disaffezione”, e in cui i quattro attori si propongono portatori di un messaggio universale e coinvolgono da subito il pubblico: “non temete, siamo tutti disagiati”.

Inizia così un gioco che ha i connotati del quiz televisivo ma anche dei vecchi giochi in scatola. Oltre al cinico presentatore, tre i giocatori coinvolti, degni rappresentanti del disagio giovanile: lo stagista, il precario e il laureando. Lancio dei dadi, carte degli imprevisti, fermi turni e divertenti prove di destrezza per arrivare all’ambita casella finale rappresentata da una bella bara nera, la casella suicidio. Mantenendo la promessa iniziale, anche il pubblico è invitato a partecipare alla partita, interagendo con gli attori e dando vita a una ironica lapidazione pubblica dei non luoghi comuni, così come suggerisce il presentatore, che non solo conduce ma detta le regole del gioco, bandendo tutto ciò che non rispecchia il manifesto. Abolita l’analisi e la profondità nelle chiacchiere da bar, da evitare troppa emotività. Testosterone a palate e dunque la donna come un pezzo di carne per soddisfarsi, e poi il sesso per distrarsi, la politica intrisa di razzismo, l’ateismo ma anche momenti di quotidiana verità; tra il serio e il faceto, il granitico disagiato denuncia quello che non va con poche, precise parole, senza paura di scandalizzare o dire qualche volgarità.Ci si mostra per quello che si è, come si diceva fin dall’inizio, triviali, arrabbiati, annoiati, entusiasti per qualche attimo e poi di nuovo disillusi, ma sempre con ironia speziata di cinismo, e le risate del pubblico non mentono. Così il gioco si fa davvero condiviso: disfarsi di sé e di tutti i problemi in vista dell’eterno riposo diventa un’ambizione collettiva, tanto è vero che, senza bisogno di essere incalzato, il pubblico spesso si inserisce quasi da solo ad una delle ultime prove, suggerendo alcune parole da inserire nel testo teatrale che diverte ma al tempo stesso lancia pietre di senso che fanno riflettere. Ma le regole valgono anche per noi e comunque il ritmo serrato dello spettacolo, espedienti ludici come “l’invasione di campo” in scena da parte del pubblico e l’energia tutta giovane e maschile degli attori ci aiutano a non pensare a niente, a buttare tutto sul ridere. Uno spettacolo divertente, paradossale, quasi surreale, ma che fa riflettere sulla situazione sociale attuale e che in qualche modo coinvolge tutti quanti, perché ognuno a suo modo un po’ disagiato lo è!

La rassegna teatrale di Bordighera proseguirà Sabato 21 Aprile con Gian Felice FACCHETTI (figlio del mitico terzino e capitano dell’Inter e della Nazionale) che assieme all’Ottavo Richter Trio porterà in scena “Eravamo quasi in cielo” una curiosa storia di calcio degli anni ’40 quasi del tutto sconosciuta e si concluderà Sabato 28 Aprile, quando verrà recuperato “OSSOR OTTECCUPAC (Cappuccetto rosso dalla parte del lupo) spettacolo che a Gennaio doveva aprire il cartellone teatrale di Bordighera e fu invece rimandato e messo in coda a chiudere questa prima stagione targata “LIBER theatrum”. 
Biglietto Intero: € 12,00
Ridotto per over 65 e studenti: € 10,00
Ridotto per ragazzi fino a 14 anni: € 8,00
Apertura biglietteria: la sera dello spettacolo dalle ore 20.00
La redazione