TOD MACHOVER (VIDEOINTERVISTA)

 

Tod Machover, sottolinea, durante la nostra intervista, la sua volontà di creare un’Opera in cui la Tecnologia fosse strettamente collegata all’essere umano. “Death and the Powers” vuole infatti indagare sul come gli esseri umani possano trasmettere, alla fine della loro esistenza, i momenti più importanti della loro vita nonché i propri sentimenti più intimi, di amore ma anche di odio. Ecco dunque che la Nuova Tecnologia viene in aiuto del protagonista dell’Opera, Simon Powers (vedi articolo: “Ritorno al futuro con la proiezione dell’Opera “Death and the Powers” del Professore Tod Machover per celebrare il Quinto Anniversario dell’Associazione Monegasca “Futurum” di Maurizio Abbati) . Questo è apparso straordinario agli occhi degli spettatori e della critica!! Cinque o sei anni fa, infatti, come ricorda il Professor Machover, l’idea che i robot (ovvero la fredda tecnologia) potessero condividere sentimenti con gli umani era assolutamente impensabile nonostante ci fossero già esempi di questo tipo (rif.: Singularity University di Google).

Il compositore condivide poi con noi un importante momento della sua infanzia che lo ha segnato per sempre. La presenza di due genitori davvero speciali: un padre ingegnere informatico appassionato, tra i primi ad aver creduto nell’utilità della tecnologia offerta dai computer a supporto degli esseri umani, e una madre, diplomata al prestigioso Conservatorio Juilliard di New York, insegnante di musica con una spiccata sensibilità creativa. Sarà infatti proprio l’insegnamento di quest’ultima a sviluppare nell’allora giovane mente dell’autore un’incredibile apertura alla sperimentazione musicale che va ben oltre il linguaggio degli spartiti e gli consente di trasformare ogni suono che lo circonda (es.: il fruscio delle pagine di un libro, il tintinnio di una lampada, il verso di un animale domestico, ecc.) in sinfonia.

Tutto ciò porta oggi Tod Machover ad affermare ai nostri microfoni che “i software e la tecnologia sono da considerarsi tra i linguaggi più aperti e flessibili del nostro tempo” nonché “il migliore mezzo per catturare un’idea e trasformarla in realtà”. Ma resta un dubbio: “Come si può vedere un suono?” Ciò può dipendere da uno stretto e complesso legame tra due o più sensi (ciò che viene definito tecnicamente: sinestesia) che porta l’uomo ad attribuire determinati colori ai suoni percepiti. La percezione multisensoriale è dunque per il compositore statunitense la nuova sfida per il futuro e l’obiettivo principale della sua ricerca e continua sperimentazione.

di Maurizio Abbati
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