TEATRO DELLA TOSSE “LA LEZIONE” AL PALAZZO DEL PARCO

Bordighera – Palazzo del Parco

10 e 11 aprile, ore 21.00

LA LEZIONE

di Eugène Ionesco

regia Valerio Binasco

con Enrico Campanati, Elena Gigliotti e Franco Ravera

produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse

La Lezione di Ionesco, regia di Valerio Binasco con Enrico Campanati, Elena Gigliotti e Franco Ravera.

La storia si svolge in un fatiscente appartamento francese dove un anziano professore che vive  con il suo maggiordomo è in attesa di una nuova allieva, per impartirle lezioni di cultura generale.

Fin da subito il professore si diverte a spiare e mettere alla prova la giovane ragazza, che dall’entusiasmo iniziale passa velocemente all’imbarazzo e poi al disagio per la situazione.

Mentre la lezione procede, nell’anziano professore aumenta il senso di rabbia e nichilismo che si riversa nei confronti della nuova alunna fino al tragico finale.

Il vecchio professore affidato a Enrico Campanati incarna la fine della civiltà, una figura pessimistica che punta alla distruzione e all’annientamento della speranza, che custodisce in una scatola i simboli maligni del nostro secolo: svastiche, dittatori e altre atrocità.

A questa figura fa da contraltare l’allieva, interpretata da Elena Gigliotti, rispetto all’originale di Ionesco dove veniva cesellata in una rappresentazione stereotipata di donna superficiale e banale, in questa versione diretta da Binasco ha un carattere più vitale e simboleggia la speranza.

Franco Ravera invece è Marius il maggiordomo del professore che nel testo originale era una donna. Su questi tre personaggi simbolici si giocano i meccanismi de La Lezione, che restano buffi, divertenti, spesso comici ma con sullo sfondo un’angoscia e un senso di disperazione incombenti.

Valerio Binasco ritrova Campanati dopo averlo diretto in Sonno di Ian Fosse nella stagione 2009/2010, spettacolo sempre prodotto dal Teatro della Tosse per cui il regista aveva ricevuto il Premio della Critica 2010 assegnato dall’associazione nazionale dei critici di teatro per la regia.

Elena Gigliotti e Franco Ravera sono due attori che collaborano da diversi anni con il regista. I costumi sono realizzati da Bruno Cereseto e Daniela De Blasio della sartoria del Teatro della Tosse.

BIGLIETTI

Intero: 15 euro

Ridotto: 13 euro

Note di regia

Valerio Binasco

Il teatro di Ionesco è una specie di mondo rovesciato.  Tutto quel che ci entra dentro, si capovolge, come il salto di un pagliaccio.  Dato che l’Assurdo ( alla cui ‘scoperta’ nel campo della letteratura Ionesco deve la sua fortuna ) è il tema filosofico di tutte le sue pièce, anche la filosofia si trasforma in materia per buffoni. È un giullare, Ionesco, che  prende in giro il suo Re.  Il suo Re, è il teatro.  Nelle sue commedie si sente che lo odia e lo ama. Anche sul volto stesso di Ionesco si vede il tormento dell’ambivalenza : una smorfia di cupo disprezzo, sormontata da due occhioni di bambino, un bambino dagli occhi  incantati, che hanno appena smesso di piangere.  ( O di ridere.) Negli anni da poco passati , quando il teatro esisteva ancora, registi ed attori si sono compiaciuti di enfatizzare soprattutto  l’odio di quel bambino, puntando tutto sull’effetto devastante delle sue assurdità . Credo che la definizione Teatro dell’Assurdo sia stata inventata apposta per lui. Forse per  attenuare ipocritamente il peso dell’assurdità di vivere, etichettandola come fosse uno stile… Perché è un peso ben difficile da portare, se lo si prende sul serio. Qualcuno ( credo fosse Camus ) ha detto : l’assurdo ha senso solo se gli si nega consenso.  Dando troppo consenso al  gusto giullaresco  dell’assurdo per l’assurdo,  i  teatranti dell’epoca passata hanno sfogato tutto quel che c’era dentro l’odio di Ionesco per caro vecchio teatro . Un odio vestito da pagliaccio. Bene. Dato però che quell’approccio mi pare molto arido, per una volta dovrò dire che sono contento di appartenere invece a questa epoca  , almeno per quel che riguarda il mio rapporto con Ionesco.   In un epoca come la nostra, infatti,  che assiste alla progressiva scomparsa del teatro -e di conseguenza ,  se si vuol dare ragione a Shelley, anche della società civile – l’assurdo  di Ionesco apre per me inattesi varchi di poesia, e sembra vibrare di una qualche nostalgia per l’umanità.  E allora prendiamo coraggio, e diciamo che  è arrivato il tempo di portare in scena anche l’altro lato del suo sentimento verso il teatro: l’amore.  Non credo che ci porterà fuori strada : a  ben vedere l’amore è un sentimento ben più assurdo dell’odio.  Come si fa?        In questo momento – che è una tranquilla sera di settembre, e sono ancora molto lontano dalle prove … – posso solo dire che per prima cosa vorrei cercare di negare consenso alla sua risaputa Teatralità dell’Assurdo, e restituirlo a qualcosa che  – del tutto ingenuamente – io vorrei chiamare vita.  Vorrei che i suoi personaggi sembrassero persone strette nella morsa di  relazioni assurde, piuttosto che assurde marionette strette nella morse della plausibilità.   Voglio che sia prima di tutto una storia umana. Piena di stranezze affascinanti, di suspance e di comicità.  Voglio crederci, a tutto quell’assurdo. Voglio dire che è anche il mio, e che è anche  il tuo.  Certo, credo che se ci riusciremo ci sarà molto da ridere, e forse ( dico forse ) anche un po’ da piangere.  Ed ecco , allora,  che sto rivelando il  mio segreto intento di regista :  fare di questo testo un dramma del caro vecchio, e ormai quasi scomparso Teatro.   C’è qualcosa di più assurdo che si possa chiedere a un testo di Ionesco?  No.  Mi avventuro in questa ricerca sapendo che c’è molta verità e molta allegria genuina, che traspaiono continuamente ne La Lezione, e , a dispetto della sfacciata stravaganza dell’autore, perfino una poesia  ’arresa’  nei confronti dell’umanità.  Se noi riusciremo a renderla visibile,  avremo la possibilità di fare una grande esperienza di teatro di Attori.  Che è il più bello che ci sia. Non è una speranza da poco.

Dedico questo nostro viaggio nel mondo rovesciato de La Lezione alla vera assurdità della nostra epoca : alla speranza.

La redazione