PRESENTATA A GENOVA SLOW FISH 2015

Cambiamo rotta per salvare il mare e nutrire il pianeta

«Educazione, formazione, informazione. Ecco gli elementi distintivi di questa edizione di Slow Fish, che vorrei lasciasse un segno nel pubblico e soprattutto nei bambini che verranno a trovarci», con queste parole Carlo Petrini, presidente di Slow Food, ha presentato la settima edizione della manifestazione organizzata insieme alla Regione Liguria, in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Porto Antico di Genova dal 14 al 17 maggio. Riprendendo i temi del programma, da oggi su www.slowfood.it, Petrini ha ricordato che «in questi 11 anni dalla prima edizione la situazione degli oceani e dei mari non è affatto migliorata. Anzi, ad esempio l’inquinamento non si arrestato e l’ocean grabbing, l’accaparramento delle risorse del mare da parte di multinazionali senza scrupoli, come avviene per la terra in Africa e America Latina, sta compromettendo gravemente gli stock ittici e la sussistenza delle piccole comunità di pesca. Dobbiamo avere una visione un po’ più lunga del nostro passaggio terreno, pensare alle generazioni future, a cui questa civiltà negherà i privilegi di cui stiamo godendo noi stessi».

Citando il messaggio di Papa Francesco per Expo, Petrini dice: «Dio perdona sempre, gli uomini qualche volta, la terra non perdona mai. Se avveleniamo la terra non possiamo aspettarci che i frutti che la terra ci dà non ci avvelenino, e lo stesso vale per i mari. Alla vigilia di Expo mi auguro che l’Italia abbia il coraggio di affrontare i temi veri, che dai sei mesi esca una riflessione seria su due fronti: la morte per fame e lo spreco di cibo. Oggi sembra che la cucina e i grandi chef siano al centro della nostra vita, quando la fame nel mondo è una vergogna per tutti noi. Secondo la Fao, bastano 34 miliardi di dollari all’anno per fermare questa piaga, e non si trovano, mentre si è trovato di più per salvare le banche o si spende ogni anno una cifra sbalorditiva per gli armamenti. Non possiamo parlare di sviluppo economico se c’è ancora morte per fame. Il profitto e la crescita economica devono essere al servizio dell’umanità. Il secondo grande tema, schizofrenico rispetto al primo, è lo spreco di cibo: buttiamo il 40% del cibo prodotto e questo è connaturato al nostro sistema. L’unica soluzione è mettere davanti a tutto l’uomo e l’umanità, il profitto deve avere ragion d’essere solo se prima c’è l’uomo».

Petrini chiude il suo intervento con un appello a tutti noi: «Dobbiamo riprendere in mano la bellezza, l’agricoltura, l’economia primaria per ricominciare da una nuova civiltà che ridefinisca il rapporto tra economia e natura, senza consumare il pianeta. L’Italia è visitata da millenni per la sua bellezza. Se la distruggiamo perdiamo una fonte importante di ricchezza».

Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria, ha ricordato le sette edizioni di Slow Fish: «Il mio mandato è stato segnato piacevolmente dalla collaborazione con Slow Food, fin dall’inizio, quando con Carlo Petrini cominciammo a parlare della necessità di unire i territori liguri, dalla tutela della costa ai boschi della montagna. Abbiamo sempre creduto in Slow Fish perché ci permette di riflettere davvero sul nostro mare e di parlare dell’economia primaria, quella che è fatta di cibo, agricoltura e pesca. Sono convinto che questo paese si possa salvare solo ricominciando a puntare su queste attività. Dobbiamo rimettere in moto una cultura della tutela del territorio, a partire dall’entroterra, altrimenti aumenteranno i disastri ambientali a valle e si moltiplicheranno i casi di dissesto idrogeologico».

«Non basta cambiare rotta, dobbiamo anche sapere dove andiamo e per questo a Slow Fish stiamo cercando di mettere insieme i migliori esperti a livello nazionale ed europeo», ha commentato Silvio Greco, presidente del Comitato scientifico di Slow Fish, anticipando due temi al centro della quattro giorni genovese: «Il grande problema dell’inquinamento del Mediterraneo da microplastiche: secondo alcuni studi recenti sono presenti 100 mila frammenti per km quadrato e 38,2 milligrammi per metro quadro di catrame pelagico, che vengono soprattutto assorbiti dai cetacei. L’altra questione che affronteremo è l’impegno del Ministero dell’Ambiente verso la definizione di una strategia marina. Questo ci consentirebbe innanzitutto di conoscere un po’ di più il Mar Mediterraneo».

La città che ci ospita dal 2003 da quest’anno è coinvolta ancora di più, Genova apre le proprie case grazie ai cittadini che avranno piacere di ospitare i delegati di Slow Fish, pescatori e ricercatori che arriveranno da tutto il mondo. Un modello già sperimentato con successo a Torino con il Salone del Gusto e Terra Madre.

«Genova accoglie Slow Fish interconnettendo il territorio, a partire dai giovani che amano l’ambiente e che grazie a Slow Fish fin da piccoli cominciano ad avere un atteggiamento positivo», ha commentato Carla Sibilla, assessore alla cultura e al turismo del Comune di Genova. «Quest’anno inoltre, accogliendo i delegati, diamo un ulteriore segnale di unione e condivisione degli obiettivi. Inoltre, per noi Slow Fish segna anche l’inizio di eventi che coinvolgono Genova nell’anno di Expo 2015».

L’incontro è stato aperto dai saluti di Gian Luigi Miazza, presidente di Ligurian Ports Alliance, e Germano Gadina, membro di Giunta della Camera di Commercio di Genova.

Questi temi si riflettono nel programma di Slow Fish che offre un’esperienza multisensoriale in cui l’assaggio si completa con il piacere della cultura legata al cibo. Dai Laboratori del Gusto alle attività per i più piccoli dello spazio Slow Food Educazione, dal Mercato di Slow Fish dove acquistare il prodotto fresco e conservato, olio, spezie, sale, alghe e derivati agli approfondimenti dei Laboratori dell’acqua. E poi, cosa c’è di meglio di una sosta in Enoteca con un buon bicchiere di vino e uno sfizioso manicaretto? O dell’ormai classico abbinamento tra un bel boccale nella Piazza delle Birre e un originale street food nelle Cucine di Strada… Buon Slow Fish a tutti! Il programma è su www.slowfood.it

La redazione